La Protesi Isolata di Femoro-Rotulea di Ginocchio
L’artrosi Femoro-Rotulea è una condizione comune rara ma con una frequenza, in questi ultimi anni, in progressivo aumento anche in seguito a all’aumento delle richieste funzionali dei pazienti (“Knee abuser”) ed in esiti di gesti chirurgici precoci sulla femoro-rotulea come riallineamenti e/o ricostruzioni/lisi legamentose. Gia’ a partire dal 1950 alcuni autori hanno proposto in questi casi l’utilizzo di “miniprotesi” create appositamente solo per l’articolazione femoro-rotulea lasciando così “indenni” gli altri comparti del ginocchio. Ovvi i vantaggi ipotizzati come un risparmio osseo e legamentoso, mantenimento di una cinematica articolare”normale”, recuperi più completi e veloci e facile revisione nel caso di fallimento. Tuttavia i risultati fino ad ora ottenuti sono stai spesso contrastanti ma che, ad ogni modo, hanno spinto ad una continua evoluzione del design sempre più rispettoso dell’anatomia femorale e della biomeccanica articolare con conseguente miglioramento sia dei i risultati funzionali sia della sopravvivenza dell’impianto fino ai più recenti design con risultati, nelle corrette indicazioni, perlomeno sovrapponibili alle protesi.
Indicazioni e controindicazioni
Il successo delle protesi isolate della femoro-rotulea dipende fondamentalmente dai criteri di selezione dei pazienti. Infatti questo tipo di impianto il candidato ideale è affetto da artrosi della sola troclea femorale in esiti diplasici, chirurgici o anche traumatici, in fallimenti di ricostruzioni cartilaginee della femoro-rotulea od in gravi quadri di condropatia isolata di questa articolazione. Inoltre è rappresentato da un soggetto relativamente giovane, attivo, con un dolore riferito esclusivamente alla femoro rotulea che non ha avuto benficio dai trattamenti conservativi ed in cui l’impianto di una protesi totale tricompartimentale può rappresentare un atto chirurgico eccessivo. Parallelamente anche pazienti anziani, spesso con condizioni generali compromesse ed in cui l’impianto di una protesi totale può essere più rischioso, possono rappresentare un’ indicazione ideale per beneficiare di quest’impianto relativamente mini-invasivo. Esistono ovvie controindicazioni che debbono essere attentamente considerate come l’interessamento del processo artrosico di altri compartimenti del ginocchio, obesità, artrite infiammatoria sistemica , rotula bassa, rigidità, instabilità/disallineamento non corretti, deformità dell’asse meccanico ( valgo > 8 ° o varo > 5 ° ), sepsi e dolore psicogeno..
Sopravvivenza e “survivorship”
Le protesi femoro-rotulee hanno avuto una progressiva evoluzione passando da una prima generazione ad impianti “più moderni” basati su nuovi designs. Gli impianti di resurfacing di prima generazione sono stati associati a tassi di insuccesso relativamente elevati nel medio- lungo termine (dal 19% al 51% ) e con tassi di re-intervento che variavano dal 26% al 63 %. La seconda generazione di queste protesi utilizza una flangia anteriore femorale creata simile a quella della protesi totale con diversi vantaggi teorici tra cui una maggiore riproducibilità nel posizionamento e la possibilità di posizionare la componente femorale in rotazione esterna per migliorare lo scorrimento rotuleo. Studi recenti con questa nuova generazione di impianti hanno riportato un tasso di sopravvivenza a 5 anni del 95,8% con oltre l’80 % di risultati soddisfacenti con punteggi funzionali superiori alle protesi totali ed indicando come la principale complicazione la progressione del quadro artrosico ad altri compartimenti del ginocchio. Ancora più recentemente sono stati proposti sul mercato nuovi impianti ancora più anatomici e di dimensioni più ridotte. Il concetto di questi nuovi design è quello di una ricostruzione completamente anatomica della gola femorale nel rispetto dello scorrimento della rotula utilizzando strumentari di taglio dedicati ed anche personalizzati su studi TAC ed in grado di essere associati anche ad altri impianti come protesi monocompartimentali.